venerdì 26 febbraio 2010

Introduzione al capitolo Serial Killer...evitate di leggere se deboli di stomaco!


Come promesso inizio a raccontarvi chi sono i Serial Killer.
Tutto quello che scriverò è liberamente tratto dal libro "Serial Killer" di Carlo Lucarelli e Massimo Picozzi..
Spero che questo capitolo che ho introdotto desti in voi,come lo fece tempo fa,in me,la curiosità di capire o perlomeno cercare di "capire" queste menti così diverse dalle nostre,il loro mondo a parte,i loro pensieri disturbati,eppure esternamente così normali,da camminarci al fianco,senza neanche saperlo....
Il termine serial killer sta appunto ad indicare l'assassino che lascia dietro di se,una catena di omicidi.
I crimini possono essere attuati con un'intervallo di tempo che varia da poche ore sino a molti anni e il movente va ricercato non tanto in un guadagno immediatamente identificabile,quanto nella gratificazione di un bisogno psicologico profondo dell'assassino.
Le caratteristiche della scelta del crimine,il comportamento dell'omicida,il rapporto con la vittima e le violenze agite su di essa riflettono le componenti sadiche e sessuali dell'autore.


"La scena del crimine"
L'analisi della scena del crimine rappresenta il primo passo in qualsiasi indagine,sia che ci si debba occupare di un furto con scasso,sia che si abbia a che fare con un'omicidio efferato .
La scena del crimine appare ancora più importante nel caso dei delitti seriali,perchè lì,con il ripetersi degli omicidi,il serial killer inevitabilmente racconta qualcosa di se agli investigatori.
E racconta in ogni scena un particolare in più,un dettaglio che rimanda al proprio modo di percepire e di comportarsi;in alcuni casi,non rari,l'omicida lascia un segno chiaro,lancia una sfida,poco importa agli investigatori,quanto egli ne sia consapevole.
Il riferimento alla scena del crimine ci consente di aggiungere elementi per identificare il serial killer,riprendiamo,illustrandoli con esempi,le caratteristiche principali dell'azione dell'assassino,i comportamenti evidenziabili sulla scena del crimine che è necessario analizzare e comprendere:il modus operandi,la firma,...ecc.
Il modus operandi rappresenta l'insieme dei comportamenti,delle azioni che il criminale compie per realizzare il proprio delitto;si tratta di tutto ciò che viene ritenuto indispensabile per raggiungere lo scopo prefissato.
La firma,per gli autori inglesi ,non rappresenta un comportamento indispensabile per portare a compimento l'azione criminale.
Evidenzia piuttosto un bisogno psicologico profondo,un messaggio più o meno consapevole lanciato agli investigatori e come tale, si ripresenta con costanza nei successivi delitti della serie.
Nascita di un serial killer
Il serial killer non è il normale cittadino,il vicino della porta accanto che,all'improvviso,una mattina si sveglia e decide di cominciare a uccidere.
Il suo comportamento è frutto di una storia di esperienze traumatiche iniziate nella più tenera età e proseguite negli anni.
Alcuni assassini seriali hanno subito maltrattamenti fisici e psicologici,abusi sessuali,traumi cranici,altri possono essere condizionati da una predisposizione alla violenza già presente alla nascita.
In ogni caso,è intorno al trauma che si costruisce la struttura della personalità del futuro killer.
Alterazioni o danni in alcune zone dell'encefalo sono stati posti in correlazione con un aumento dei comportamenti violenti.Chiamati in causa sono soprattutto i lobi frontali e temporali e le loro connessioni con le altre aree cerebrali.Quanto più precoce è il danno,tanto maggiore è il rischio di condotte aggressive.Le altrerazioni neurologiche possono inoltre produrre una maggiore suscettibilità agli effetti di alcool e droghe.
Le torture e le umiliazioni che il serial killer attua rappresentano poi il tentativo di disumanizzare,spersonalizzare la vittima.E' durante l'aggressione,la degradazione,la tortura,che le fantasie legate all'originario trauma infantile trovano spazio e si traducono in atti di violenza.Uccidere diviene un mezzo per dominare paure inesprimibili.Il primo delitto può non essere pienamente progettato e costruito con precisione:l'assassino è allora maldestro,forse la morte della vittima non è nemmeno ricercata consapevolmente.La sensazione di onnipotenza,tuttavia,è inesprimibile.Non è più possibile rinunciarvi.
Il killer gradualmente si ritrae dalla realtà,se ne distacca,elaborando fantasie sempre più precise e articolate,che lo spingono all'azione.
Alcuni assassini seriali amano collezionare trofei o souvenir che appartengono alla vittima,oppure sono a essa collegati.Nel caso di omicidi a sfondo sadico-sessuale,il trofeo può poi essere rappresentato da una parte del corpo della vittima.
Il fenomeno del serial killer è tipico del XX secolo,anzi per essere più precisi,registra un'incremento a partire dagli anni Sessanta.La maggiore presenza di assassini seriali si registra nei paesi industrializzati.Presenti e attivi nelle aree metropolitane i serial killer sono nel 90 % dei casi di sesso maschile e prediligono le armi da fuoco.Tuttavia ,se la componente di sadismo sessuale è prevalente,ecco che l'assassino uccide con modalità che permettono un contatto con il corpo della vittima:accoltellano,strangolano,annegano,percuotono.
Dove ad agire è una donna,lo strumento di morte preferito è il veleno.
Credo che per un'introduzione ai vari casi di omicidi questa parentesi possa bastare.
Al prossimo appuntamento per i primi casi,naturalmente sia italiani che stranieri.

2 commenti:

fiorix ha detto...

Ho letto tutto ad un fiato..ancora non ho sentito abbastanza per non dormire la notte ma penso che è vero che queste persone hanno subito traumi da piccoli..!
Inizialmente avevo paura a leggere pensando di peggio!
Un abbraccio

Paola ha detto...

Di sicuro molto interessante questa prima analisi.
Alla prossima..Intanto mi sono ascoltata con gusto Papetti: mi ha riportato indietro nel tempo.
Un bacione e buon fine settimana

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