Voglio iniziare a raccontarvi dei vari serial killer della storia mondiale.
Questa sera,non andremo lontano,resteremo nel nostro territorio:l'Italia.
Ho scelto lui "Il mostro di
Foligno:Luigi
Chiatti".
glitter-graphics.comIl 4 Ottobre 1992, Simone Allegretti, un bimbo di 4 anni e mezzo di Casale, un paesino vicino a
Foligno, scomparve da casa.Venne cercato per giorni, ma senza risultato.
Scartata l'ipotesi di un rapimento ai fini dell'estorsione, a causa delle modeste condizioni economiche della famiglia, si fece strada l'idea che il bimbo fosse rimasto vittima di qualche maniaco.
I giornali
ipotizzarono immediatamente l'esistenza di un Mostro.
Pochi giorni dopo la scomparsa del bimbo, un agente immobiliare Stefano
Spilotros, si costituì
dichiarandosi autore dell'omicidio. Mentre
Spilotros era ancora sotto indagine, in una cabina telefonica di
Foligno venne rinvenuto il seguente messaggio, anonimo e senza data, scritto con un normografo su un foglio di carta quadrettata:Aiuto, aiutatemi per favore!! Il 4 ottobre ho commesso un omicidio.Sono pentito ora, anche se non mi fermerò qui.Il corpo di Simone si trova vicino alla strada che collega Casale e
Scopoli. E' nudo e non ha l'orologio con il cinturino nero e il quadrante bianco.
PS: non cercate le impronte sul foglio, non sono stupido fino a questo punto. Ho usato dei guanti.Saluti al prossimo omicidio,Il Mostro.
Nel luogo indicato, nascosto in mezzo ai rifiuti, venne ritrovato il corpo del bambino. Morto per
strozzamento, il piccolo aveva una ferita da coltello sul collo, molte contusioni, ma non aveva subito nessuna violenza carnale. Gli abiti erano sparsi attorno al corpo.Le indagini si
intensificarono nei giorni seguenti, ma la polizia brancolava ancora nel buio.
Si giunse così al 7 agosto 1993, quando scomparve da casa Lorenzo
Paolucci, un ragazzo di 13 anni. La nonna dichiarò che il giovane mancava da casa da circa 3 ore.La polizia si mise subito in movimento, vennero organizzate squadre di volontari per esplorare i dintorni.
Tra i volontari figurava anche Luigi
Chiatti, un giovane Geometra di 23 anni, al momento disoccupato, che aiutò il nonno della vittima nelle ricerche.
Durante il tragitto, il serial killer ne approfittò per sbarazzarsi di alcune buste di plastica, all'interno delle quali, in seguito, verranno rinvenuti dei vestiti sporchi di sangue e la foto del piccolo Simone Allegretti, trafugata quattro mesi prima dal cimitero.
Il cadavere di Lorenzo venne in breve ritrovato, proprio dal nonno, vicino al ciglio di una strada. Evidenti scie di sangue fresco e tracce di
trascinamento del corpo conducevano proprio ad una finestra dell'abitazione di Luigi
Chiatti.
La polizia fece irruzione in casa: il pavimento del salone sembrava esser stato lavato in maniera grossolana, si
intravedevano macchie di sangue; tracce ematiche erano presenti sul muro, su di un davanzale e sul prato davanti l'abitazione. Nella cucina venne trovato un secchio di plastica contenente uno
strofinaccio ancora umido e uno spazzolone con il manico di legno. Il tutto venne sequestrato, insieme ad un orologio al quarzo rinvenuto lungo il percorso esterno della casa segnato dalle tracce.
Chiatti venne invitato a seguire gli agenti.Quando giunse in caserma, indossava dei jeans che
presentavano macchie ed aloni (
probabilmente causati da sangue).
Tutti i suoi indumenti vennero sequestrati, sulla cute si notavano alcuni segni, in particolare sulla schiena vi erano cinque ferite lineari e parallele.
I genitori del piccolo Lorenzo
confermarono che l'orologio ritrovato era quello del figlio.
Luigi
Chiatti venne arrestato con l'accusa di omicidio a danno di Lorenzo
Paolucci e Simone Allegretti.
L'8 agosto 1993, il giorno dopo il
ritrovamento il corpo di Lorenzo,
Chiatti confermò al magistrato che lo interrogava di essere l'omicida.Nei corridoi del
commissariato, appena catturato,
Chiatti ripeteva una specie di filastrocca ossessiva: "non sono stato io, io sono un bravo boy scout".
La psichiatra che lo ebbe in analisi durante il processo formulò una diagnosi di marginalità e di
iposocializzazione.Secondo la dottoressa,
Chiatti denotava un "io" debole, e una certa
anaffettività, uno scarso controllo degli impulsi e dispersione dell'identità, tuttavia si orientò verso un disturbo della personalità
borderline, suscitando nei periti processuali una serie di dissensi.
Due sentenze,due diverse conclusioni.
Corte d'assise di Perugia,27 febbraio 1995:
....in definitiva ritiene la Corte che al momento dei due delitti in
Chiattti erano integre le sue capacità di cognizione,
progettazione,previsione,decisione,esecuzione e giudizio delle proprie azioni.
Né vale sostenere che le modalità con cui sono iniziate le azioni omicide sono frutto di una perdita temporanea della capacità di intendere e di volere.
L'11 aprile del 1996,giunge la sentenza di secondo grado,pronunciata dalla corte d'assise d'appello di Perugia.
In contrasto con la prima sentenza,si afferma che Luigi
Chiatti era,al momento di commettere i delitti affetto da una complessa sindrome
psicopatologica....si conclude che gli deve essere
riconosciuto il vizio parziale di mente.
Due ergastoli trasformati in 30 anni di carcere.
Alcuni stralci dell'
interrogatorio a
Chiatti nel giorno del suo arresto:
"Era la mattina di sabato sette agosto, io ero a Casale nella mia villetta da circa una settimana per
trascorrervi le ferie. Conoscevo Lorenzo perché insieme avevamo giocato a pallavolo e a carte al centro di don Luigi, il prete. Lorenzo era già venuto altre volte a casa mia a vedere la televisione e quella mattina ci siamo messi a giocare alla carta più alta. Lui vinceva sempre e mi prendeva in giro, io subito non mi sono offeso, poi però ha cominciato a sfottermi e io non ho capito più niente.
Gli ho dapprima messo una mano sulla bocca, poi con un forchettone da cucina l'ho colpito al collo più di una volta. Lui ha cominciato a lottare e a un certo punto mi diceva: "Non lo fare, ti prego, non lo fare". Ma io non capivo più niente, lui non voleva saperne di morire e io ho continuato a colpire con forza fino a quando non ho sentito come una specie di sibilo e
lui si è accasciato ai miei piedi, morto.
Il sangue era schizzato dappertutto e io ho
successivamente pulito con degli stracci. A quel punto dovevo portare via il corpo dalla mia abitazione perché il pomeriggio sarebbero arrivati i miei genitori, allora ho preso il corpo di Lorenzo e l'ho gettato dalla finestra posteriore per poterlo
trascinare sotto l'albero di noce, lì l'ho nascosto alla meglio. Poi sono tornato in casa, mi sono cambiato gli abiti sporchi e mi sono messo a pulire il sangue che aveva imbrattato la casa.
Ho messo i miei abiti in un sacchetto di plastica con l'intenzione di gettarlo via quando me ne fossi tornato a
Foligno. Non sono tornato subito a
Foligno per non destare sospetti. Quando sono cominciate le ricerche io avevo già messo le buste con gli abiti sporchi nella mia auto, una Y10, così ad un certo punto fingendo di partecipare alle ricerche sono passato dinanzi al bidone dell'immondizia di
Sassovivo e vi ho gettato dentro i miei abiti. La foto del bambino Simone Allegretti l'avevo in casa mia perché volevo
immedesimarmi nei panni del suo assassino, ma io di quella storia non so
assolutamente nulla".
Gli inquirenti lo guardano, il silenzio è
agghiacciante, il magistrato si asciuga il sudore che la tensione nervosa fa colare e poi, reprimendo l'impulso a urlare di rabbia e di dolore: "Perché?", chiede quasi con un filo di voce, come se conoscere il movente, un qualsiasi movente possa rendere meno
sconvolgente la vicenda. "Perché lo hai ucciso?". Luigi
Chiatti guarda nel vuoto, gli
investigatori trattengono il respiro, la risposta potrebbe arrivare come una mazzata e rendere chiaro anche il perché dell'altro omicidio. "Non lo so... non so perché l'ho fatto... vinceva sempre lui a carte".
Luigi
Chiatti trascorre la prima notte in carcere,poi racconta di Simone Allegretti:
"Ho fatto salire sulla mia auto il bambino con la scusa di farlo guidare, poi l'ho portato a casa mia a
Foligno, la casa era vuota, i miei genitori erano a una gita, e lì l'ho colpito più volte con un coltellino, ma senza finirlo. L'ho quindi caricato di nuovo sulla mia auto e mi sono recato a Casale nella mia villetta. Lì gli ho dato l'ultimo colpo, quello mortale. Poi ho gettato il coltellino in un tombino (gli inquirenti lo hanno ritrovato dopo la confessione), ho spogliato il bambino e l'ho gettato in una discarica.Ho ucciso Simone e Lorenzo perché uccidevo me stesso da bambino, la mia infanzia infelice."
Nel 2004 e nel 2006, il 38enne Luigi
Chiatti, senza assistenza legale, ha presentato
personalmente una domanda per ottenere un permesso premio. Domanda che è stata
puntualmente respinta dal Tribunale di Firenze.
Adesso la mia domanda è questa:
"si può mettere un MOSTRO in libertà,di nuovo tra la gente NORMALE,tra i BAMBINI?"
"come possono delle PERSONE che
costituiscono una Corte,capovolgere un verdetto di doppio ergastolo con un'irrisoria e paradossale condanna a solo 30 anni di carcere?"
"la nostra vita e soprattutto la vita di innocenti che prezzo ha?Quanto vale?"
La mia conclusione è amara...la nostra vita per la giustizia italiana non vale nulla,siamo solo numeri...uno in più,uno in meno
che passeggiano per le strade dell'Italia,che differenza volete che faccia!
Lu